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Dieci

Il dieci marzo, pensavo che non avrei mai più ritrovato la strada per la stanza numero 40. Sapevo a malapena a che piano fosse. 
Il dieci marzo, decine di nomi mi turbinavano frenetici nel cervello. Ne ricordavo la metà e non ero in grado di associarli ad alcun volto, tanto mi sembravano tutti uguali.
Il dieci marzo, mi è stato chiesto una dozzina di volte da che scuola venissi. Che si sa, gli stagisti arrivano dal liceo. Anche noi tra i 20 e i 30 anni. 
Il dieci marzo la mia responsabile era in malattia. E voci contrastanti mi instillavano dubbi su come l'avrei trovata, quando l'avessi conosciuta. Il 90% di quelle voci si sbagliavano, ma lo avrei saputo solo dopo.
Il dieci marzo avevo la febbre. Perché quando una è fortunata, inizia il suo primo giorno con la temperatura più alta degli ultimi 5 anni. 
Del dieci marzo ricordo poco altro. Avevo un maglione bianco con sfumature azzurre, che mi faceva sentire calda e protetta. E mi chiedevo se sarei mai stata utile a qualcuno, lì dentro. Se avrei avuto qualcosa da fare, se sarei stata all'altezza, all'altezza di cosa poi, quando sei l'ultima ruota del carro e pensi che solo le fotocopie ti debbano venire bene. 

Il dieci marzo mi sembra così lontano. Il dieci settembre così vicino.