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Mi piace l'idea di vivere in una città con un fiume. La mia città natale è vicina al mare, e anche quello ha decisamente il suo significato, ma il fiume è tutta un'altra emozione.
Intanto, hai sempre la possibilità di passarci sopra, di attraversarlo o di costeggiarlo. Puoi seguirne il corso o andare nella direzione opposta, oppure passare da una parte all'altra. A prescindere dalle necessità logistiche quotidiane nel fare una cosa del genere, io lo trovo a suo modo profondamente simbolico, non vi pare?
Il fiume poi, come il mare, è soggetto all'azione degli agenti atmosferici. Il sole lo fa brillare, il tramonto lo fa sparire in una nube rossa, la calma piatta della sera, mista alle luci artificiali della città, lo fanno apparire finto, quasi una distesa di gelatina luccicante. La pioggia e il vento, poi, lo scuotono, lo agitano, lo tempestano.
Qualche giorno fa stavo attraversando il ponte diretta verso le mie lezioni del giorno. C'era un clima terribile, il mio ombrello non voleva saperne di concedermi il giusto riparo, il vento era tagliente e la pioggia non dava tregua... ecco, io in quel momento, guardando il fiume agitato, grigio e irrequieto, l'ho sentito come... un prolungamento di me. Era il riflesso di quello che mi si stava agitando dentro. Io ero l'Arno, in quel breve tratto di ponte di mezzo.
Un breve istante in cui mi sono sentita al mio posto nonostante tutta la mia agitazione, nonostante i miei tormenti e il mio grigiore, perchè non ero sola. Ecco un altro aspetto bello del fiume.
Anche adesso diluvia, più o meno come quel giorno. Stavolta, però, niente Arno a scorrermi dentro. Da casa, da dietro i vetri della mia finestra, sembra che la tempesta là fuori non possa scalfirmi... godo della calma di chi è al riparo... di solito, è la calma prima della tempesta. In questo caso, pare che sia durante. A me non resta che arrivare al dopo. Chissà se domani pioverà ancora?

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