La mia nuova applicazione preferita di feisbuk (insieme al biscotto della fortuna, al biscotto del malumore, alla parola del giorno, al precetto di Ratzy) sono le citazioni del mio amato De Andrè... che effettivamente ha sempre qualcosa di illuminante da dire...
Spesso quando non ho nulla da fare le apro a ripetizione, non le pubblico tutte perchè sembrerei una invasata, ma le leggo per giocare, per ricordarmi canzoni che mi sfuggivano di mente, per giocare a indovinare da dove sono tratte, o semplicemente perchè mi dica qualcosa su cui riflettere (e spesso mi prende anche un po' di malinconia...)
Poco fa quella che mi si è parata davanti è stata
"Quello che non ho...è quel che non mi manca"
...Che dire?
Doppia interpretazione, a questa frase.
Quella che piace a me è quella positiva, ovviamente. Cioè, che esprima la massima felicità raggiungibile...l'avere tutto quello che si possa desiderare, il non sentire la necessità, la mancanza, di qualcosa che non si possiede.
Certo, c'è il rovescio della medaglia. Ovvero, la si può vedere anche come uno...smettere di desiderare. Come la fine della ricerca, come una parete che ti separa dal resto, come un rimanere nel proprio senza voler andare oltre... Una sorta di volpe con l'uva, "questo non ce l'ho e quindi non lo voglio", un non voler agire per conquistarselo.
Dove voglio arrivare con questo?
Credo, da nessuna parte. Semplice volo pindarico su questa frase. Che mi ha dato da pensare, come vedete. Ma che io continuo a vedere con il massimo del suo senso positivo, una sorta di raggiungimento del Nirvana... e mi piacerebbe davvero arrivare a dirla con convinzione, prima o poi. Anche se... non voglio smettere di cercare il massimo.