Ho riflettuto parecchio su cosa fare di questo blog, nell'ultima settimana.
La prima scelta è stata di cancellare quanto scritto dal 25 maggio al 12 giugno, e di riportarlo pubblico.
Questo perché è sempre stato il mio modo di concepire il blog: uno sfogo di pensieri a cui chi mi conosce può accedere perché sa per mano mia dove trovarlo, e chi non mi conosce e capita di qui per caso può leggere e commentare (talvolta ho trovato cose illuminanti su blog aperti per caso) come passare oltre senza lasciare traccia: non sa chi sono, dove vivo, di chi sto parlando, al 99% non gliene può fregare di meno della mia vita privata, e mi sta bene così.
In fin dei conti nessuno merita che io cambi il mio modo di manifestare la mia natura, o quantomeno non lo merita nessuno che urli e strepiti, lanciando insulti e conclusioni drastiche per qualcosa che per quanto potesse essere spiacevole non era certo premeditata.
La seconda scelta è più ardua, e adesso che sto scrivendo non ho ancora deciso, anche se voi che domani leggerete questo post saprete cosa ho decretato: cambiare indirizzo e sparire dalla circolazione o lasciare immutato questo accesso al mio mondo? Il dubbio c'è, e non riesco a scioglierlo. Se da una parte non vorrei cambiare una virgola di questa finestra che mi tiene compagnia da 5 anni passati, dall'altra temo di sentirmi inibita nel continuare a scriverci su, dal lasciare socchiusa questa porta. Stanotte mi porterà consiglio sul da farsi.
Nel frattempo però, oltre alle riflessioni metablogghistiche, c'è dell'altro da dire.
C'è da dire...
Vi piacciono i puzzle? A me affascinano tantissimo, ma non ho mai la pazienza per farli... ne ho ancora uno nell'armadio, raffigurante la Venere di Botticelli e comprato quando sono stata a visitare gli Uffizi... è una immagine che adoro, ma è troppo difficile, i colori sono similissimi e i pezzi sembrano incastrarsi, ma poi non sembrano perfettamente abbinati, e allora sono indecisa sull'avere messo o meno il pezzo giusto, e mi blocco, e rovisto in mezzo a altri minuscoli frammenti alla ricerca di quello più adatto, chiedendomi sempre se i pezzi ci sono tutti o se ne ho perso qualcuno... dopodichè mi stresso, mi stanco e conservo tutto fino a data da destinarsi.
Perchè questa digressione? Perchè è un puzzle quello che mi sembra di avere appena completato.
Ma un puzzle senza la figura di riferimento.
Mi è stato regalato il primo agosto del 2006, il primo pezzo è stato posato la notte di natale di quello stesso anno. A metà marzo seguente l'ho smontato, insicura come al solito della riuscita, e il 19 luglio del 2007 ci siamo messi di buona lena,io e il mio compagno di giochi, per costruirlo per bene.
Ma sapete com'è, senza figura è difficile, non sai che immagine comparirà e quindi incastri i pezzi a istinto, badando più alla simmetria che al risultato finale. Si comincia col bordo, e si sa, quello è facile: si tracciano i confini che contengono tutto il resto. Poi si inizia a riempire, un po' a chiazze, senza un progetto sicuro, attaccando qui e lì i pezzi che sembrano fare parte dello stesso settore.
A un certo punto senti che la parte più difficile è stata fatta, sono andati a posto anche quegli angoli che sembravano non avere nulla a che vedere l'uno con l'altro... ti mancano giusto alcuni pezzetti, ma non li trovi, e ti scervelli per capire dove sono finiti... li cerchi, e a un certo punto il tuo compagno di giochi ti mostra da lontano una bustina trasparente...ecco i pezzi mancanti! Vorresti urlargli di venire a metterli, che ormai è fatta, ma inutile: lui si è stufato del gioco, non gli interessa finire di comporre il disegno, getta il sacchetto nell'immondizia e torna a casa.
Da sola, frughi nel cestino, prendi quegli ultimi pezzetti e li metti al posto giusto nel puzzle ormai quasi completo, e... la conclusione è pazzesca, imprevedibile. I volti che immaginavi sorridenti in realtà sono solcati da ghigni malevoli, quello che sembrava un prato fiorito è in realtà un mucchio di erbaccia, e proprio l'ultimo pezzo, quello che avrebbe dovuto completare il paesaggio, invece di essere il sole che sembrava è una nuvola nera.
Ho piazzato il tassello con la nuvola l'11 giugno scorso. Ho gettato a terra il puzzle, delusa, Si è disfatto, come è ovvio.
Tornerò a Botticelli.
E intanto?
Ho abbandonato il puzzle e i giochi e ripreso la mia vita vera. Ho passato giornate strabilianti, rivisto persone dopo mesi e mesi sentendomi come se fosse passato appena un giorno... Mi sono sentita al mio posto in tanti contesti disparati, mi sono vista circondata da persone che con giudizi inaspettati e affetto consolidato mi hanno fatta sentire bella, vera, VIVA.
“perchè sei viva, viva, così come sei...quanta vita hai contagiato, non la chiedi indietro mai...”
Adesso vivo, sogno e progetto.
Vivo una quotidianità che può essere migliore di quella che sembra, perchè io sono migliore di quello che sembravo.
“carry on smiling, and the world will smile with you”
Sogno...sogno cose che in parte so essere già lì ad aspettarmi: persone in gamba che mi aspettano a braccia aperte, braccia in cui non vedo l'ora di buttarmi; sogno persone che ancora non conosco, ma proprio per questo le immagino interessanti, affascinanti, pronte ad aggiungersi a quelle che già riempiono le mie giornate; sogno soddisfazioni professionali, sogno il sentirmi realizzata in quello che voglio fare perchè il mio futuro è prima di tutto nelle mie mani.
“don't give in....without a fight”
Progetto i piccoli dettagli: una stanza da arredare, un esame da preparare, una festa di benvenuto da organizzare, delle serate tra amici accompagnate da giochi, birra, musica e risate, confidenze prima di dormire o dopo un caffè, appuntamenti sotto una torre bianca o in una biblioteca universitaria, treni da prendere per tornare alla vecchia città e sentirmi sempre così a casa.
“every little thing she does is magic”
Aspetto.
Aspetto tutto questo, con ansia mista ad eccitazione... un'ansia buona, di chi non vede l'ora che altri pezzi di un altro puzzle vadano a posto. Anche questo è senza figura, ma se non lo voglio io, nessuno mi nasconderà i pezzi, o li cambierà con altri peggiori.
Certo avrei voluto un compagno di giochi che mi aiutasse a comporlo, perchè sono emozioni che è bello condividere, ma penso sarò capace di mettere insieme i tasselli anche da sola.
E poi può sempre arrivare qualcuno alle mie spalle a suggerirmi un pezzo che non avevo notato, e magari continuare con me.
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