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Quando qualcosa non va, quando qualcuno ha un problema, ci sono diversi metodi di potersi relazionare a quel qualcuno, e aiutarlo...
Si può avvicinarsi con la dolcezza; si può ignorare la cosa, aspettando che passi; si può dare un forte scossone, che apparentemente può far male ma serve a dare la spinta per ripartire.
Certo dipende dalle situazioni, quantomeno x me: in alcuni casi lo scossone mi ha fatto bene, in altri la durezza e la freddezza non sono certo le armi adatte x aiutarmi.
In generale penso sia un terreno minato, in qualsiasi caso... rapportarsi coi sentimenti della gente non è mai facile, e meno che meno lo è con qualcuno che comunque i suoi sentimenti più intimi non li dimostra.
E allora che fare?
Bella domanda...la dolcezza e la comprensione servono se hai davanti qualcuno che ammette una debolezza e ti porge la mano; se al contrario davanti c'è qualcuno che non pensa di avere un problema, nemmeno con la parte più intima di sè stesso, la durezza non serve, si incontrerà solo il rifiuto di chi si sente tacciato di qualcosa che non gli appartiene... e se anche il subconscio ne riconoscesse la validità, l'istinto alla difesa sarà più forte della ragionevolezza.
Resta l'indifferenza. Un atteggiamento totalmente asettico verso qualcosa che dall'esterno si vede come poco sano, come... non sbagliato, ma...come si dice quando qualcosa palesemente non fa stare bene qualcuno? ecco, quella cosa lì... Insomma, si prova a far finta di nulla sperando che, come mi disse qualcuno, "l'assordante silenzio faccia accorgere di quello che non va".

Vi ha interessato il mio saggio breve su come trattare i problemi?
Sembra un discorso lasciato in sospeso, vero? senza una conclusione...ma la conclusione sta qui, fuori da questo schermo. A voi la tesi, a me il mio sviluppo. Che chiunque passi di qui la legga e la adatti a sè, se ne sente il bisogno.

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